“Conoscendo lo sforzo di tempo e di energia richiesto nelle ambiziose spedizioni di montagna si resta stupiti dall’atmosfera di calma e di perfezione che pervade le fotografie di Sella”. (Ansel Adams)
Ansel Adams, il fotografo americano che celebrò la magnificenza della Natura Monumentale Americana , con umiltà riconobbe la maestria di Vittorio Sella. Per avere una visione panoramica, Adams usava l’aereo. Ma Sella, nato mezzo secolo prima, non aveva questa opportunità : per fare fotografie doveva arrampicarsi tra vette e precipizi. Con una pesante e ingombrante macchina fotografica in spalla.

I – Vittorio Sella : fotografo, alpinista ed esploratore
Vittorio Sella nacque a Biella, in Piemonte, nel 1859. La sua era una facoltosa famiglia di imprenditori tessili. Il padre, Giuseppe Venanzio, oltre che industriale, era anche uno scienziato ed appassionato studioso di fotografia, tanto che fu l’autore del primo trattato teorico pratico di fotografia pubblicato in Italia (nel 1856) : il “Plico del Fotografo“. Per cui i primi rudimenti di fotografia li apprende dal padre e, dopo la sua morte, avvenuta nel 1876, il giovane Vittorio riprende il materiale fotografico lasciato dal padre e si dedica con passione ad esperimenti chimici e fotografici.
La passione per la montagna, invece, gli viene trasmessa dallo zio: lo statista Quintino Sella, tre volte Ministro delle Finanze e fondatore, nel 1863, del Club Alpino Italiano. Quintino Sella morirà nel 1884, quando Vittorio ha 25 anni, ma ha già fatto in tempo ad assorbire lo spirito alpinista dello zio. Già nel 1882 Vittorio aveva compiuto la prima scalata invernale del Cervino a cui seguirono la scalata invernale del Monte Rosa (1884) e la prima traversata invernale del Monte Bianco dall’Italia alla Francia (1888).

“Dal 1880 ho deciso di combinare la fotografia con l’alpinismo e non mi sono interessato quasi affatto alle parti più basse delle montagne. Mi sono limitato al lavoro fotografico sulle vette, e a quelle più alte regioni delle Alpi, che erano poco conosciute e non erano mai state fotografate. “ (Vittorio Sella)

Già dalle prime scalate sulle Alpi Vittorio Sella prende l’abitudine di portare con se una macchina fotografica : prima una pesante Dallmeyer, che usava lastre da 30×40 cm, poi una Ross & Co da 24×18 cm, con cui cominciò a scattare fotografie straordinarie, di una bellezza senza tempo. Alla documentazione fotografica delle Alpi dedicò circa un decennio, e in questo periodo, compì anche un viaggio esplorativo alle pendici dell’Etna, in Sicilia. Poi, nel 1889 intraprese la prima spedizione nel Caucaso centrale, dove ritornò altre due volte : nel 1890 e nel 1896. Per i progetti di ricerca scientifici a cui contribuisce in queste tre spedizioni Vittorio Sella riceve due importanti onorificenze: la Croce di Cavaliere dell’Ordine di Sant’Anna, dallo zar Nicola II e il premio Murchison, dalla Royal Geographical Society di Londra.

Quello di Vittorio Sella è il tempo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando l’Esplorazione della montagna è avventura vera e lui, grazie alla fortissima fibra fisica e al talento per la Fotografia, si fa strada tra i grandi alpinisti ed esploratori, soprattutto britannici e tedeschi, diventando una celebrità in entrambe queste discipline. Fu così che il più grande esploratore italiano del tempo, il Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia, lo invitò a prendere parte, come fotografo ufficiale, alla spedizione programmata per l’anno 1897 che aveva l’obiettivo di realizzare la prima scalata del Monte Saint Elias, una montagna alta circa cinquemila metri, al confine tra Canada e Alaska. A causa delle difficili condizioni climatiche che si trovarono ad affrontare molte delle lastre fotografiche di Vittorio Sella subirono dei danni, ma comunque la scalata fu un successo, con tutti i componenti della spedizione che riuscirono a raggiungere la cima.

Dopo l’Alaska, nel 1889, Vittorio Sella si reca in Himalaya, precisamente nel Sikkim, la regione indiana confinante col Nepal, insieme allo scalatore inglese Douglas William Freshfield per documentare il perimetro del Kangchenjunga, la terza montagna più alta della Terra. Durante la lunga e meticolosa ricognizione attorno al gruppo del Kangchenjunga Sella realizzò 350 immagini su lastre di vetro e alcune straordinarie vedute panoramiche composte da 4 o 5 immagini affiancate. Molte di queste immagini faranno parte del libro di Freshfield pubblicato nel 1903.

Per andare in Himalaya con Douglas William Freshfield Vittorio Sella dovette rinunciare ad imbarcarsi sulla “Stella Polare”, la nave del Duca degli Abruzzi diretta al Polo Nord. Ma nel 1906 riprese il sodalizio con il Duca accompagnandolo in Uganda per compiere la prima salita del monte Ruwenzori. Fu una spedizione epica, con gli esploratori che, tra Kenya e Uganda, salirono tutte le cime del massiccio e con il Duca degli Abruzzi che battezzò le due vette più alte con i nomi delle regine madri italiana e inglese : Margherita e Alessandra.

Nel 1909 Vittorio Sella segue il Duca degli Abruzzi anche nel Karakorum, in India, dove quest’ultimo ha in programma un’ambiziosa spedizione esplorativa dell’Himalaya. Dapprima la mèta era l’Everest, ma poiché in quegli anni il Nepal e il Tibet erano preclusi agli occidentali, il Duca degli Abruzzi decise di puntare al Karakorum, per raggiungere la vetta del K2. Poiché la cartografia del Karakorum era incompleta, la spedizione ebbe anche un intento geografico e scientifico. Ma gli esploratori si resero conto di essere in anticipo con i tempi per poter scalare una vetta di Ottomila metri per cui, dopo aver individuato una possibile via di salita, si fermarono alle pendici della montagna. In quei luoghi ancora oggi ci sono posti denominati “Sperone Abruzzi” e “Ghiacciaio Savoia “ in onore del Duca che vi era arrivato per primo.

A Vittorio Sella, oltre al compito di fotografo, fu affidato l’incarico di documentare con la cinepresa la marcia di trasferimento da Rawalpindi al campo base e ritorno. Questo fu il primo film girato in Himalaya di cui si conservi la pellicola originale. Con le fantastiche immagini del K2 Vittorio Sella raggiungerà l’apice della fama e le sue fotografie di montagna sono tutt’oggi considerate tra le migliori di sempre. Merito certamente della bellezza dei luoghi esplorati, ma soprattutto della sua capacità e tecnica e della sua destrezza a spostarsi tra picchi vertiginosi, crepacci profondi e spaventosi come l’infinito, con uno speciale zaino inventato da lui stesso per il trasporto dell’attrezzatura in alta quota e in luoghi remoti.

Vittorio Sella continua a praticare alpinismo fino alla vecchiaia, ne è un esempio il tentativo di salita del Cervino nel 1935, quando ha 76 anni. In questa occasione rinunciò a raggiungere la vetta per soccorrere un portatore che aveva subito un incidente. Dopo le grandi esplorazioni Vittorio Sella restò un un uomo di montagna, ottenne molti riconoscimenti e fu membro onorario di moltissime associazioni alpine. Per un breve periodo tornò a lavorare nell’azienda di famiglia: la tintoria del Lanificio Maurizio Sella. Con i fratelli e i cugini fondò la Banca “Gaudenzio Sella & C.” dove rivestì il ruolo di presidente del Consiglio di Sorveglianza. Nel 1902 aveva già fondato in Sardegna l’azienda vinicola “Sella & Mosca” con il fratello Erminio e il cugino Edgardo Mosca. Entrambe le aziende sono tutt’oggi in attività.

( fotografia restaurata e colorata da Elena Di Lascio)
Vittorio Sella muore a Biella il 12 agosto 1943, all’età di 84 anni. Le sue spoglie riposano nel cimitero monumentale di Oropa. Il suo archivio ( 14mila negativi originali ) è oggi custodito a Biella dalla Fondazione Sella che ha sede nell’ex lanificio della famiglia, tutelati dal ministero dei Beni Culturali per il loro valore storico. A lui è dedicato il rifugio Vittorio Sella, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
“Facendo fotografie sulle Alpi si è molto cresciuto in me l’amore per le montagne. Tutti i giorni ho sott’occhio i vari aspetti della natura nelle alte regioni ed imparo ad apprezzarne meglio le bellezze.”
Vittorio Sella
II – La tecnica fotografica di Vittorio Sella
Le due qualità di essere un grande alpinista e contemporaneamente un fotografo di talento è ciò che ha fatto sì che Vittorio Sella sia considerato ancora oggi il più grande fotografo italiano di montagna; perché Sella non avrebbe potuto scattare foto così belle se non fosse stato un buon alpinista. Dopo le tre spedizioni effettuate nel Caucaso e quella in Alaska, Sella aveva ormai conquistato una padronanza del mezzo fotografico che gli permetteva di andare ben oltre la pura documentazione dei luoghi e delle genti. Ormai sapeva bene come immortalare le atmosfere nebbiose e lo sfolgorio della luce sulla neve , come rendere le atmosfere di calma e l’immensità dei paesaggi. Anche se, a differenza di altri fotografi, Vittorio Sella non aveva una sua tecnica di riferimento . Nel corso della sua carriera ne utilizzò di diverse. All’ inizio della sua avventura di fotografo Vittorio Sella seguì gli insegnamenti del padre scritti nel testo: “Il Plico del Fotografo, manuale di arte pratica e teorica”, e già sedicenne cominciò le prime scalate trascinando non solo la pesante macchina fotografica ( una Dallmeyer pesava circa 18 kg), ma anche tutte le attrezzature per improvvisare una camera oscura ad alta quota perchè le lastre al collodio umido che utilizzava dovevano essere sviluppate e fissate entro un massimo di 10 minuti dal momento dello scatto.

Successivamente cominciò ad utilizzare le lastre alla gelatina di bromuro e di argento che potevano essere sviluppate in un secondo momento e che avevano una qualità dei dettagli molto migliore e con queste realizzò il panorama circolare in undici lastre dalla cima del Cervino (lastre 24×30 cm). Tra gli anni Ottanta e i Novanta dell’Ottocento utilizzò le medesime lastre, ma in formato 30×40 centimetri, per realizzare scatti delle Alpi italiane e straniere. In ogni caso le lastre erano anch’esse pesanti ed inoltre dovevano essere trasportate delicatamente per non subire danni, per cui non era facile scalarvi il Cervino o, addirittura, raggiungervi il campo base del K2. Per farlo Vittorio Sella studiò e si fece realizzare degli zaini con delle sacche apposite che facilitavano al massimo il trasporto e la custodia delle attrezzature dagli urti e dalle intemperie.

III – Le fotografie di Vittorio Sella a Colori
Negli anni Trenta del Novecento, ormai in età matura, Vittorio Sella dedica le sue giornate alle ristampe delle sue fotografie con l’ obiettivo di ottenere effetti di maggior impatto estetico grazie al “viraggio a doppio tono”, procedimento ideato da lui stesso. E’ evidente in questo tentativo il suo rammarico nel non poter rendere i “colori” di tutto ciò che ha visto : gli immensi cieli azzurri riflessi nelle distese bianche dei ghiacciai, le infinite cromie delle pietre, degli alberi, dei villaggi con i loro abitanti. Per questo ho deciso di utilizzare, per questo articolo, delle fotografie di Vittorio Sella che ho restaurato e poi colorato con alcuni software specifici. In tal modo ci si avvicina di più alla visione reale dei paesaggi che lui si è trovò a contemplare e immortalare, spesse volte per primo.



















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