“Questo lavoro è la mia vita. Sono venticinque anni che seguo questa ricerca sugli stili di vita che stanno scomparendo e purtroppo devo dire che alcune situazioni documentate all’inizio già non esistono più”. (Ragnar Axelsson)

Ragnar Guðni Axelsson, che per la sua professione di fotografo ha adottato lo pseudonimo di “Rax”, è nato in Islanda nel 1958. Nel 1976, terminati gli studi di fotografia in Islanda e negli Stati Uniti, viene assunto dal quotidiano di Reykjavik “Morgunbladid” in veste di fotogiornalista. In quello che è il più grande giornale d’Islanda lavora per più di un ventennio e copre qualsiasi tipo di notizia: cronaca, politica, sport ed eventi speciali. Nello stesso periodo suoi servizi sono pubblicati anche da altre importanti testate come LIFE, TIME, National Geographic, Le Figaro, Stern e La Vanguardia.

Ragnar Axelsson ha dedicato gran parte della sua carriera a documentare la vita nell’Artico. Le sue immagini in bianco e nero catturano con forza la bellezza aspra e remota delle regioni polari, offrendo uno sguardo autentico su paesaggi ghiacciati e inospitali. Il suo lavoro va oltre l’estetica: è una testimonianza visiva dei profondi cambiamenti climatici che stanno trasformando l’ambiente artico. Axelsson affronta con sensibilità il tema dello scioglimento dei ghiacci, restituendo un’immagine potente di una natura che si dissolve. La scelta del bianco e nero amplifica il senso di drammaticità e intimità delle sue fotografie.

Uno degli aspetti più toccanti del lavoro di Axelsson è il rapporto con le popolazioni indigene dell’Artico. Inuit, cacciatori della Groenlandia, allevatori di renne in Siberia: volti e storie che emergono con forza dai suoi scatti. Queste genti, custodi di saperi antichi e di una vita in equilibrio con l’ambiente, sono sempre più minacciate dalla modernizzazione e dai cambiamenti ambientali. RAX documenta le loro abitudini quotidiane, le tradizioni, la spiritualità e il legame con la natura, con un approccio rispettoso e partecipato. Le sue fotografie restituiscono dignità e profondità a comunità spesso invisibili ai media globali. È una forma di narrazione etica, che coniuga arte e impegno sociale.


Il lavoro di Ragnar Axelsson è anche un potente strumento di sensibilizzazione. Attraverso esposizioni, libri e reportage, il fotografo vuole spingere il pubblico a riflettere sulla fragilità dell’Artico. In un mondo sempre più globalizzato, le sue immagini ci ricordano l’importanza di preservare culture e paesaggi unici. Axelsson non cerca lo spettacolo, ma la verità: i suoi scatti trasmettono silenzi profondi, emozioni trattenute, e un senso di urgenza che non ha bisogno di parole. La fotografia, nelle sue mani, diventa memoria visiva di un mondo che rischia di scomparire. Un invito a guardare più da vicino, con empatia e responsabilità.


Da trent’anni Ragnar Axelsson vagabonda per le terre del suo Nord, a scattare immagini che sono state diffuse su testate giornalistiche internazionali ed hanno infine dato corpo ad un libro ormai famoso: ” Faces of the North” pubblicato nei primi anni del 2000. Tutto cominciò con una fotografia, quella di un vecchio su una barca a remi e del suo cane su una scogliera. Rax pensò: “Questi uomini stanno sparendo. Se non li fotografo adesso, nessuno se ne ricorderà e nessuno crederà nemmeno che siano esistiti.”


Nel 2010 Axelsson ha pubblica un altro libro fotografico: “ Last days of the Arctic” dove il tema è sempre quello da lui prediletto: il Nord, i suoi paesaggi ed i suoi abitanti. Stavolta però l’accento è più drammatico: il cambiamento climatico di questi ultimi decenni, ormai sotto gli occhi di chiunque lo voglia vedere, sta modificando l’ambiente e distruggendo gli stili di vita di quest’area speciale del nostro pianeta. Una zona estrema, da millenni in un delicatissimo equilibrio che oggi siamo riusciti a compromettere, grazie al disinteresse per la Terra che ci ospita.


Ragnar Axelsson racconta di villaggi ormai scomparsi, di intere comunità ridotte a due soli anziani che resistono in una grande casa scaldando una sola stanza, racconta di mestieri che nessuno fa più e di uomini che lottano per la sopravvivenza quotidiana. Ma dalle stampe di Axelsson emerge soprattutto la meravigliosa umanità che ha incontrato sulle lunghe piste delle regioni artiche. Persone che lo hanno accolto sempre con generosità e che gli hanno permesso di seguire la loro vita senza nessuna condizione, persone vere come il gelo da cui dovevano difendersi e profonde come la solitudine che le accompagnava.


La sua è una ricerca sugli stili di vita che stanno scomparendo nel Nord Atlantico, un percorso tra i ghiacci e le terre di Groenlandia, Islanda e Isole Faroe. Axelsson ha fotografato e condiviso la quotidianità di persone che vivono ai limiti dell’estremo e che portano avanti un lavoro che non ha futuro. Egli ci racconta questo cambiamento attraverso i volti e le storie degli esseri umani più settentrionali del mondo: contadini, pescatori e cacciatori islandesi e groenlandesi. Persone che vivono grazie e nonostante la natura che li circonda.


Le stampe di questo maestro del bianco e nero rivelano che ciò che abita il cuore dell’uomo è sconfinato e immenso come le vaste terre che lo circondano e fragile così come ciò che deve crescere secondo la propria natura. Queste forti motivazioni dell’artista non devono però far immaginare che il risultato sia un puro reportage documentale, infatti Axelsson è riuscito a cogliere soprattutto le atmosfere di luoghi ai confini del mondo. La Groenlandia, l’Islanda e le isole Faroe diventano uno scenario incantato in cui si muovono personaggi rubati alla mitologia.



Rax racconta l’estremo nord del Mondo, le sue fotografie riescono a rendere la forza dei contrasti di una natura impervia e immensa, con l’orizzonte indistinto, il paesaggio spazzato dal vento gelido e l’esistenza di chi lo abita, lottando con il ghiaccio ed i ben più temibili effetti del riscaldamento terrestre. Un territorio bello e pericoloso che egli esplora e fotografa da anni, attraversando tempeste glaciali, cadendo in crepacci, andando alla deriva in mare aperto. Le immagini di Rax sono suggestioni e riflessioni scatenate da un bianco e nero poetico e spietato, con quella luce artica bianca e quasi surreale capace di addolcire e annientare ogni limite e confine.



Nel 2018 Ragnar Axelsson pubblica “Arctic Heroes”, un libro fotografico in edizione limitata, dedicato ai cani da slitta della Groenlandia e al loro destino. In Groenlandia, dove lo scioglimento della calotta glaciale sta irrimediabilmente sconvolgendo lo stile di vita dei cacciatori, stile di vita vecchio di addirittura 4.000 anni, la cruda realtà del riscaldamento globale è una minaccia immediata e diretta alla loro sopravvivenza quotidiana.


Il cane da slitta della Groenlandia, essenziale per l’insediamento e la sopravvivenza degli Inuit, ora rischia l’estinzione poiché i cacciatori sono costretti ad adattarsi al mondo in via di estinzione che li circonda. In oltre 150 immagini e attraverso le storie personali dei cacciatori, questo libro testimonia la magnificenza degli animali e il ruolo profondo e integrale che svolgono nella vita dei cacciatori.


Sempre nel 2018 Ragnar Axelsson pubblica “ Glacier” (Jökull) un libro fotografico di 200 pagine composta da 140 immagini in bianco e nero, che rappresenta l’Ode ai ghiacciai dell’Islanda. Cresciuto vicino ai ghiacciai RAX, con il suo aereo, li ha sorvolati un’infinità di volte sviluppando un’affinità profonda con il ghiaccio che caratterizza l’estetica e l’anima del suo paese così come tutto il suo fascino. Con le sue foto aeree e quasi astratte, Glacier è uno sguardo mozzafiato sulle forme dei ghiacciai, le textures e gli schemi così come un volo lirico che comincia da sopra le nubi e finisce sul mare.

Con le foto di “Glacier”, Ragnar Axelsson vuole trasmettere l’incredibile forza della natura all’opera, anche se contemporaneamente, altre forze invisibili stanno lavorando senza sosta. Nulla può fermare lo scioglimento inesorabile dei ghiacciai dell’Islanda. Nei prossimi due secoli, saranno sciolti completamente e per sempre.

Molti dei successi di Rax sono collegati alla sua attività di reporter: ha ottenuto oltre venti riconoscimenti ai “The Annual Icelandic Photojournalists Awards”, tra cui quattro premi come “Photographer of the Year” e sei come “Documentary story of the year“. Solo recentemente ha cominciato a riscuotere grande attenzione anche il suo lavoro artistico, frutto di una ricerca che dura da 25 anni,. Nel 2001 ha ricevuto una menzione d’onore al “The Oskar Barnack Award” e nel 2006 il “Grand Prix al Festival International de la Photo de Mer di Vannes”.

Alla sua prima mostra, presentata al Museo Municipale di Reykjavik nel 1990, sono seguite esposizioni in numerose città europee e statunitensi, tra cui Parigi, Berlino, Londra e New York, oltre che in prestigiosi festival come il Visa Pour l’Image di Perpignan o i Rencontres d’Arles.

Oggi, quando non lavora Rax si dedica a documentare fotograficamente quel che attira il suo interesse e stimola la sua curiosità. Le sue più recenti campagne fotografiche si sono concentrate sul racconto della vita naturale e sociale nei luoghi più estremi della terra, non solo nelle estremità delle grandi pianure del freddo nord, ma anche nei luoghi dell’estrema povertà dell’Africa e del Sud-est Asiatico. Le sue opere artistiche sono frutto di viaggi che ha sostenuto per conto suo, una ricerca privata che ha sviluppato parallelamente al lavoro professionale.

Per approfondire il lavoro di Ragnar Axelsson e tenerti aggiornato sui suoi futuri progetti, puoi visitare il suo Sito Web: https://rax.is o seguirlo su Instagram: Ragnar Axelsson (@ragnaraxelsson) e Facebook : https://www.facebook.com/ragnaraxelsson.rax/ .







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