“ Non si scattano foto con la macchina fotografica. Si scattano foto con la mente e con il cuore.” Arnold Newman

Arnold Newman è considerato il più grande ritrattista della seconda metà del ‘900. Nella sua lunga carriera, dalla fine degli anni Quaranta fino agli inizi del Duemila, ha ritratto scrittori, poeti, politici, artisti, attori. Davanti al suo obiettivo sono passati innumerevoli personalità di fama internazionale e alcune delle figure più importanti al mondo. Fra i personaggi da lui ritratti si ricordano, oltre ai vari presidenti americani, come John F.Kennedy, Dwight Eisenhower , Richard Nixon, Ronald Reagan, star mondiali come Marilyn Monroe, Marlene Dietrich, Ava Gardner, Audrey Hepburn, scrittori e poeti come Arthur Miller, Truman Capote, Isaac Asimov, musicisti come Igor Stravinsky, Leonard Bernstein, Pierre Boulez.











I – Arnold Newman : Ritratti “Ambientati” di Artisti
Arnold Newmnan ci ha lasciato i ritratti di innumerevoli artisti, soprattutto pittori, ma anche scultori, designer, architetti. Talvolta di questi artisti si conoscevano solo le opere, ma non il loro volto, perché erano schivi e lavoravano chiusi nel loro studio. Newman allora, prendeva tutta la sua attrezzatura e si recava nel loro ambiente di lavoro. Era, possiamo dire, un “ritrattista a domicilio”. Egli divenne famoso per la sua innata capacità di catturare lo spirito e la personalità dei soggetti, mettendoli a loro agio nei loro ambienti familiari in modo da ottenere ritratti più autentici, lontano dalle pose da studio.





Per questo Arnold Newman è considerato il padrino del “ritratto ambientato”, uno stile nel quale l’ambiente che circonda il soggetto è essenziale. “Le persone esistono nello spazio“, diceva, per cui curava la scena in ogni dettaglio disponendo il soggetto in contesti ricchi di riferimento alle loro opere e al loro lavoro. Pensiamo ai ritratti di Mark Chagall, Joan Mirò, Man Ray, Giorgio de Chirico ed altri pittori, che sono ritratti con sullo sfondo le loro tele, i loro colori. In questi casi basta lo sfondo a far riconoscere chi è la persona che appare in primo piano, ossia lo sfondo diventa protagonista essenziale dell’immagine.





II – Arnold Newman : Ritratti Creativi di Artisti
Arnold Newman non si dedicava solo e sempre ai cosiddetti “ritratti ambientati”; per alcuni tipi di soggetti, soprattutto gli artisti, amava sperimentare e realizzare pose davvero originali che ricordavano la ricerca dell’essenzialità dei suoi primi scatti giovanili. Come a voler dire che un artista che lavora con la creatività, va ritratto in modo “artistico” o “creativo”. Pensiamo, ad esempio, al ritratto dello scultore George Segal che esce da uno sfondo completamente nero, tutto bianco come le sue statue, o, al contrario, al ritratto dell’architetto e design Eero Sarinen seduto su una sedia nera, da lui progettata, in un contesto talmente bianco di cui non si comprende la natura, se è una stanza o un esterno. Un punto nero su bianco, essenziale al massimo.

Nei ritratti dell’architetto cinese I.M. Pei e del compositore francese Pierre Boulez sono le persone ritratte a trovarsi in secondo piano, sullo sfondo, e sono visibili solo i loro volti attraverso delle piccole fessure tagliate su un primo piano nero. In particolare, l’architetto I.M Pei si intravede da una fessura di un edificio che ricorda il suo stile architettonico. Anche dello scultore Alexander Calder e del pittore Francis Bacon si vede solo il volto, in questo caso in primo piano, che esce da uno sfondo scuro, illuminato solo dalla luce delle sue sculture di metallo nel caso di Calder, e dal chiarore offuscato di un lampadario che crea un atmosfera inquietante come le sue tele, nel caso di Bacon.


Arnold Newman cerca di non ripetersi mai, utilizzando un linguaggio fotografico per ciascuna delle persone che si trova davanti. Come un sarto che produce abiti su misura, egli cerca di cucire addosso a ciascun artista il vestito che gli sta meglio, anche a seconda del loro umore e dei loro sentimenti di quel momento. Ad esempio, dello scultore Henri Moore appare solo il profilo del volto mentre guarda altrove, lontano dall’obiettivo, ed il resto del corpo è nascosto dalla forma sinuosa di una sua scultura; Salvador Dalì, che solitamente si fa ritrarre in pose eccentriche e fuori dall’ordinario, in questo caso appare in giacca e cravatta, come un impiegato qualunque, in una posa statica, mentre esce da un foglio di carta strappato; e così anche Andy Warhol, che sceglie la sobrietà e l’eleganza per farsi immortalare, col suo cane, da Newman.



Anche nei primi piani Arnold Newman cerca di rendere protagonista lo sfondo insieme al soggetto, concentrandosi, in questi casi, sull’espressione del volto, cercando di catturare l’essenza di una persona, rivelandone emozioni e tratti caratteriali in modo intimo e profondo. L’ espressione, spesso congelata in un attimo di vulnerabilità o di forza, diventa una finestra sull’anima, un invito a entrare in contatto con il mondo interiore dell’artista. Ogni dettaglio del volto, dalla luce al movimento accennato di un sorriso o di uno sguardo, contribuisce a trasmettere una sensazione di empatia, permettendo allo spettatore di percepire non solo l’aspetto fisico ma anche la personalità del soggetto.


“La macchina fotografica è uno specchio con memoria, ma senza capacità di pensiero”. Arnold Newman
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Per approfondire la conoscenza del lavoro di Arnold Newman visita il sito web www.arnoldnewman.com







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