“Se riesci a sentire l’odore della strada mentre guardi una foto, allora è street photography” – (Bruce Gilden)

Sommario
I- Street Photography: genesi e storia
II – Street Photography : le tecniche principali
III – Street Photography : i 10 maestri da conoscere assolutamente
IV – Street Photography : contributi nazionali e nuove generazioni
V– Street Photography : riflessioni sul presente e il futuro
VI – Street Photography : consigli e regole essenziali
I- Street Photography: genesi e storia
La street photography, o fotografia di strada, è una delle espressioni più autentiche e vive della fotografia contemporanea e storica. Il termine si riferisce alla pratica di catturare momenti spontanei della vita quotidiana negli spazi pubblici. A differenza del reportage o della fotografia documentaria, non ha necessariamente l’intento di raccontare un evento specifico, ma piuttosto quello di rivelare l’inatteso nell’ordinario. La forza della street photography risiede nell’immediatezza e nell’intimità con cui cattura la realtà umana.

La street photography affonda le sue radici nella metà dell’Ottocento, con i primi dagherrotipi che immortalavano la vita urbana. Tuttavia, è nel Novecento che si sviluppa come genere autonomo, in particolare con l’avvento delle fotocamere portatili come la Leica. Questi strumenti permettevano ai fotografi di muoversi liberamente e scattare senza essere notati, condizione essenziale per mantenere l’autenticità della scena.

Il significato della street photography va oltre l’immagine: è un atto di osservazione consapevole. Chi pratica questo genere diventa testimone silenzioso delle dinamiche sociali, dei contrasti urbani, dei gesti anonimi che compongono il mosaico umano delle città. Ogni fotografia racconta una micro-storia, un frammento di tempo irripetibile colto con sensibilità.

L’evoluzione della street photography è strettamente legata anche all’evoluzione delle città. Dalla Parigi degli anni Trenta alla New York del secondo dopoguerra, fino alle metropoli globali contemporanee, l’ambiente urbano è sempre stato terreno fertile per la narrazione fotografica.

II – Street Photography : le tecniche principali
Le tecniche principali della street photography sono l’uso della luce naturale, la composizione rapida e l’anticipazione del momento decisivo. I fotografi di strada devono essere reattivi, pazienti e spesso invisibili. L’uso di obiettivi grandangolari consente di avvicinarsi al soggetto senza perderne il contesto, mentre il bianco e nero rimane una scelta stilistica diffusa per la sua capacità di astrazione.

Un elemento fondamentale della street photography è l’ “attesa attiva“: il fotografo può restare in un luogo preciso per ore, osservando e aspettando che gli elementi della scena si combinino in modo interessante. Questo atteggiamento riflette una filosofia zen: essere presenti, ma non invasivi; osservare, ma non interferire.

Tra le tecniche più note della street photography vi è il “layering“, ovvero la costruzione di immagini su più livelli prospettici. Questo metodo crea profondità e complessità narrativa. Altri approcci includono l’uso di riflessi, ombre e geometrie urbane per dare un significato estetico e simbolico all’immagine.

La street photography richiede una profonda conoscenza dell’ambiente urbano e della psicologia umana. Il fotografo deve saper leggere i segnali sociali e prevedere l’evoluzione delle interazioni nello spazio. Questo rende il genere una disciplina che unisce arte visiva, sociologia e storytelling.

III – Street Photography : i 10 maestri da conoscere assolutamente
Vediamo ora quali sono stati i dieci fotografi che hanno definito e ridefinito la street photography, ciascuno con una visione e un linguaggio distinti. Le loro opere rappresentano un atlante visivo dell’umanità urbana del Novecento e oltre, offrendo uno specchio della realtà e delle sue contraddizioni.
1. Henri Cartier-Bresson
Al vertice dei maestri della street photography si colloca Henri Cartier-Bresson. Egli fondava la sua tecnica sull’intuizione e sulla composizione istantanea. Il suo concetto di “momento decisivo” implicava l’attesa del punto esatto in cui tutti gli elementi dell’inquadratura si armonizzavano in modo perfetto. L’uso del bianco e nero, la Leica a focale fissa e la luce naturale erano suoi strumenti essenziali. Non ricorreva al ritaglio in post-produzione, ritenendo che la composizione dovesse avvenire direttamente nel mirino.

Una delle sue abilità più notevoli era il tempismo. Cartier-Bresson riusciva a prevedere l’azione pochi istanti prima che accadesse, posizionandosi con precisione nel punto ideale. Questo gli permetteva di scattare immagini che sembravano il risultato di una coreografia invisibile. Come in una delle sue immagine più iconiche: “Derriere la Gare Saint-Lazare” (1932) dove cattura un uomo che salta su una pozzanghera dietro la stazione ferroviaria, Gare Saint-Lazare. È un esempio del “momento decisivo”, concetto caro a Cartier-Bresson, in cui l’azione e la composizione si fondono in un’unica istantanea.

Altra sua immagine iconica è: “Rue Mouffetard” (1954) che mostra un bambino che percorre la strada con due bottiglie di vino sotto braccio, esprimendo un senso di responsabilità e crescita. La fotografia è celebre per la sua composizione e capacità di catturare un momento di vita spontaneo.

La street photography di Cartier-Bresson era discreta, mai invadente, e profondamente rispettosa della scena e dei soggetti. Le sue composizioni equilibrate e i suoi scatti impeccabili sono ancora oggi un modello di riferimento, come l’immagine “Brie, France” (1960s) dove una strada delimitata da lunghi filari di alberi si perde nella bruma dell’orizzonte di un paesaggio naturale.

2. Garry Winogrand
Al secondo posto tra i maestri della street photography troviamo Garry Winogrand, celebre per la sua energia visiva e la rappresentazione della vita americana. Winogrand ha saputo cogliere la confusione e la vitalità delle strade con la sua Leica M4 con pellicola in bianco e nero, prediligendo tempi rapidi per congelare il movimento. La sua tecnica era istintiva, basata su una reazione immediata piuttosto che su una costruzione consapevole dell’immagine.

Garry Winogrand scattava spesso con l’obiettivo leggermente inclinato verso l’alto o il basso, creando composizioni dinamiche e inaspettate. Un tratto distintivo del suo stile era l’accumulo di scatti: spesso realizzava centinaia di fotografie in un solo giorno, rimandando la selezione e l’editing al futuro.

Dai numerosi scatti egli sceglieva poi quelli ritenuti più significativi che andavano a comporre una “serie”. Questo approccio gli permetteva di documentare l’energia brutale e sincera delle città americane, offrendo un affresco potente e disordinato della società contemporanea.

Negli anni ‘60 e ‘70, col suo istinto innato ed un occhio straordinario, Garry Winogrand ha percorso le strade delle principali città americane, soprattutto New York, realizzando scatti spontanei della vita americana in un bianco e nero energico ed evocativo che cattura perfettamente il caotico teatro della vita quotidiana urbana.

3. Diane Arbus
Diane Arbus occupa il terzo posto perchè ha ridefinito i confini della street photography. La sua fotografia è più intima e disturbante, concentrata sui margini della società. Arbus utilizzava una fotocamera medio formato, la Rolleiflex, che le permetteva di ottenere ritratti dettagliati e frontali. La sua tecnica si basava sull’interazione diretta con i soggetti: parlava con loro, guadagnava la loro fiducia e scattava spesso con il consenso, creando una connessione emotiva profonda.

Il suo approccio rivelava l’invisibile: individui marginalizzati, eccentrici, dimenticati. Arbus rompeva le barriere tra osservatore e soggetto, trasformando la fotografia in un incontro umano. La sua forza non stava nella spontaneità, ma nella verità nuda e scomoda che emergeva dal volto dell’altro. Come in una delle sue foto più famose: “Child with Toy Hand Grenade” (1962), che ritrae un ragazzino a Central Park con in mano una granata giocattolo. L’immagine è notevole per l’espressione tesa del bambino e per il modo in cui stringe il giocattolo, che alcuni interpretano come un riflesso delle ansie e delle tensioni dell’epoca.

La fama di Diane Arbus è tuttora, purtroppo, infelicemente collegata all’appellativo di “fotografa dei mostri” ( che gli americani chiamano freaks ) per la sua instancabile ricerca ed esplorazione di un mondo parallelo a quello della riconosciuta “normalità” e per il suo interesse ed attrazione verso il mondo dei poveri e delle miserie morali che per lei non hanno niente di “orrorifico”, ma è un mondo oscuro fatto di “meraviglie della natura”. Tuttavia ha realizzato anche splendide immagini di street photography allegre, inaspettate e spontanee.

Stanley Kubrick, ammiratore dell’opera di Diane Arbus, le rese omaggio nella realizzazione della celebre sequenza del film “ Shining” (1980) in cui il protagonista, percorrendo i corridoi dell’Overlook Hotel, si imbatte nelle gemelle Grady. La posa delle gemelle e la composizione dell’inquadratura sono, infatti, elementi che richiamano la foto: “Identical Twins” di Diane Arbus. La fotografia rappresenta due gemelle monozigote, Cathleen e Colleen Wade, vestite in modo identico, e e fu scattata sul marciapiede di una strada di Roselle, in New Jersey, nel 1967.

4. Joel Meyerowitz
Al quarto posto, tra i maestri della street photography che bisogna assolutamente conoscere, troviamo Joel Meyerowitz, tra i primi a far uso del colore per rappresentare la realtà della quotidianità, convinto che la fotografia a colori poteva essere Arte. Meyerowitz lavorava spesso con una Leica M4 e successivamente con una fotocamera di grande formato. A differenza di molti contemporanei scelse di passare alla fotografia a colori fin dagli anni ’60, sfruttandone le potenzialità poetiche.

Joel Meyerowitz era attento osservatore delle luci e dei dettagli urbani, e privilegiava l’attesa silenziosa al dinamismo caotico. Il suo stile è una forma di contemplazione visiva, in cui il tempo sembra rallentare per lasciare emergere la bellezza dell’ordinario. Le sue composizioni sono spesso calme, eleganti, ricche di equilibrio cromatico e geometrico.

Tra le immagini della serie “New York City, 1975 ” molto intrigante è quella scattata in una strada metropolitana, in un momento in cui una coppia cammina sul marciapiede, raggiunta da una coltre di fumo o vapore che giunge dalla parte sotterranea. Sulle schiene di due donne – che stanno procedendo nella stessa direzione della coppia a braccetto – il sole proietta l’ombra di altre due persone che camminano dietro di loro, ma che non sono inquadrate nella fotografia.

Una delle foto più famose e conosciute di Joel Meyerowitz è quella scattata a Parigi nel 1967 e conosciuta con il nome di “Fallen man”, cioè “uomo caduto a terra”. La foto mostra una scena urbana che si svolge vicino alle scale che scendono nella Metrò di Parigi. Qui un uomo giace riverso in strada mentre un gruppo di persone guarda, a poca distanza, ma nessuno lo soccorre. Un muratore, con un martello in mano, pare che gli stia passando sopra, senza fermarsi. Forse lo ha colpito lui o è solo un indifferente che ha premura e non si ferma. L’uomo a terra non si sa se ha perso conoscenza o è morto. Intanto il traffico parigino ingolfa la strada e un garzone spinge un carrello con un carico di alcuni cartoni di merce. L’autore ha colto semplicemente quello che stava accadendo in quel preciso istante, ma la fotografia ha congelato per sempre un momento denso di mistero.

5. Bruce Gilden
Quinto nella lista è il fotografo della Magnum Photos Bruce Gilden una delle figure contemporanee più note del mondo della fotografia, celebrato per i suoi ritratti crudi e potenti della vita nelle strade cittadine, riconoscibile per il suo stile aggressivo e diretto e l’uso del flash in pieno giorno. Le sue fotografie sono ravvicinate e intense. La sua estetica ruvida ha impresso un’impronta potente e influente nel genere della street photography.

Pochi fotografi possiedono uno stile così sorprendente e riconoscibile come Gilden, che è ampiamente considerato come uno dei fotografi di strada più importanti e influenti nella storia illustre del genere. Gilden si avvicina frontalmente ai suoi soggetti, scattando da distanza ravvicinata con un flash potente. Utilizza prevalentemente una Leica con obiettivo 28mm, che costringe l’osservatore a un confronto diretto con il soggetto. La sua fotografia è viscerale, provocatoria e volutamente disturbante: un’esplorazione visiva del grottesco urbano.

Le sue immagini colpiscono per l’intensità e l’impatto visivo diretto. Le sue fotografie più riconoscibili includono quelle della serie “New York, 1984 ” e della serie “Coney Island, NYC” del 1986. La città di New York ha da sempre fornito ispirazione a generazioni di fotografi di strada e anche il giovane Gilden, con la sua Leica 35mm appena acquistata, cominciò ad osservare la vita quotidiana per le strade di New York, con profondo fascino e una sensibilità che hanno gettato le basi per la sua successiva carriera.

Altra serie fotografica di Gilden è quella denominata “Tokyo, 1998” che mirava ad esplorare la parte più oscura della megalopoli giapponese. Della serie fa parte la famosa fotografia di due membri della mafia giapponese, la Yakuza. Siamo nel 1998 e Bruce Gilden, grazie all’amicizia con un giornalista, riuscì a strappare un incontro con alcuni membri della mafia giapponese e, insieme alla sua immancabile Leica, si recò in un in un caffè di Ginza, a Tokyo. Qui rimase ad osservare questi brutti ceffi per qualche minuto dopodiché iniziò a fotografare, cercando di cogliere i volti e i movimenti più interessanti per il suo lavoro.

Dopo qualche flash e qualche scatto mancato, la poca luce del locale stava diventando sempre di più un problema. Quando nel bel mezzo di una discussione tra i membri del clan, uno di quest’ultimi, accese la sigaretta al suo superiore, Gilden chiese di ripetere l’azione riuscendo a creare un’atmosfera ancora più armoniosa, cinematografica e sfrontata. Lo sguardo del soggetto che punta la macchina sembra sfidarla, sembra dire qui comando io e non puoi fermarmi. Il fotografo spese un rullino all’interno di quel locale, ma capì fin da subito che quell’immagine era quella che cercava, quella che poteva dare inizio al suo progetto: il grande racconto della parte oscura del Giappone.
6. Robert Frank
Al sesto posto tra i maestri della street photography c’è Robert Frank il cui libro “The Americans” del 1958 ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia documentaria e di strada. Le sue immagini, che ritraggono la vita negli Stati Uniti, sono celebri per il loro approccio non convenzionale e la loro capacità di catturare la tensione e le contraddizioni della società americana del tempo. La sua visione dell’America del dopoguerra era poetica, malinconica e critica.

Negli anni 1955-’56 Robert Frank attraversò “on the road” gli Stati Uniti catturando migliaia di immagini reali e sincere della vita quotidiana della popolazione. 83 immagini monocromatiche, delle circa 24.000 scattate, furono pubblicate nel suo storico fotolibro: “Gli americani” considerato ancora oggi una pietra miliare nella storia della Fotografia, oltre che icona della Beat Generation. Le immagini erano una carrellata di strade e volti che catturavano la dura realtà della vita della maggior parte degli americani, una chiara e incrollabile critica all’ “American Dream” che dipingeva l’America come il paese del benessere e della ricchezza per tutti.

Robert Frank adottava un approccio spontaneo, spesso con esposizioni imperfette e composizioni irregolari. Questa estetica lo distinse dalla fotografia documentaristica tradizionale e gli permise di trasmettere un senso di realtà più autentico. Il suo stile ha influenzato generazioni di fotografi e ha reso la street photography un mezzo espressivo soggettivo.

Negli scatti di Robert Frank la strada è, quasi sempre, il tema centrale. Nelle immagini vi è spesso traccia della malinconia della quotidianità e della banalità. Come nella fotografia della Parata ad Hoboken, in New Jersey, dove il fotografo immortala dalla strada due donne affacciate a due finestre limitrofe. Una foto apparentemente banale se non fosse che il vento tende la bandiera nazionale che va a coprire la visuale di una delle due donne, mentre l’altra assiste alla parata in penombra, quasi di nascosto. Ciò dà alla foto un aspetto misterioso, come se le due donne non volessero essere viste.

7. Helen Levitt
Settima in classifica è Helen Levitt, pioniera della street photography dedicata all’infanzia urbana, narratrice, con una sensibilità unica, della bellezza della vita quotidiana nei quartieri popolari. La Levitt è stata una delle migliori fotografe di strada del ventesimo secolo, ha dedicato gran parte della sua vita a catturare il teatro della vita quotidiana nella sua nativa New York con un perfetto equilibrio tra grazia e veridicità e creatività.

Armata della sua Leica 35mm, la Levitt vagava per i quartieri intorno alla sua casa di Manhattan catturando la vita lungo le strade, sulle scale e sui marciapiedi, nelle piazze e nei parchi. Con il suo linguaggio visivo distintivo e la sua osservazione silenziosa coglieva giochi infantili, scene di vita quotidiana nei quartieri popolari e piccoli momenti poetici. La sua capacità di fondere tenerezza e realismo ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama fotografico.

All’inizio della sua carriera la Levitt lavorava come fotografo ritrattista commerciale. L’ispirazione per la street photography le venne da un incontro casuale con Henri Cartier-Bresson nei primi anni ’30 e da una mostra che presentava il lavoro di quest’ultimo insieme a quello dei fotografi Walker Evans e Manuel Alvarez Bravo. Fu allora che decise di seguire la sua vera ispirazione e dedicarsi completamente alla street photography.

Seppur non viaggiando molto, ma aggirandosi sempre nei quartieri popolari della sua New York, la Levitt ha lasciato un patrimonio di immagini suggestive, poetiche, tecnicamente perfette, di un mondo, quello dei bambini di New York degli anni 1930-’40, che giocavano e si divertivano per strada. Una realtà che altrimenti non avremmo mai potuto conoscere.

8. William Klein
All’ottavo posto tra i protagonisti della street photography troviamo William Klein, personaggio poliedrico che è stato non solo fotografo, ma anche scultore, pittore e regista, sempre anticonformista e con un approccio non convenzionale all’Arte. Nel campo della fotografia era conosciuto per il suo approccio ironico e per l’ utilizzo estensivo di tecniche fotografiche inusuali nel contesto del fotogiornalismo, della street photography e della fotografia di moda, spesso mescolando tutti e tre i generi per creare immagini uniche e accattivanti.

Klein era nato e cresciuto a New York, da sempre interessato all’Arte tanto che fin dai 12 anni fu un assiduo frequentatore del MoMa. Poi andò a studiare alla Sorbona a Parigi dove frequentò gli artisti del Bahaus tra cui Fernand Leger che incoraggiava i propri studenti a rifiutare e sovvertire il conformismo ed i valori borghesi che dominavano il mondo dell’ Arte. Tornato a New York nel 1954 decise di fotografare la città in una maniera nuova, realizzando una sorta di diario fotografico. Dopo sei anni in Europa, il suo punto di vista sulla Grande Mela si era trasformato in qualcosa di ibrido fra lo sguardo di uno straniero e quello di un autoctono:
“Mi comportavo come un etnologo immaginario, trattavo i newyorchesi come un esploratore tratterebbe una tribu’ Zulu. Cercavo scatti che fossero grezzi, il “grado zero” della fotografia”. William Klein

William Klein ha infranto le regole della composizione e dato nuova energia alla street photography. Ha portato un’estetica aggressiva e caotica alla fotografia urbana, ha stravolto le convenzioni della composizione e dell’ordine visivo. Le sue immagini, spesso sgranate, sfuocate o che infrangono le “regole” della composizione, hanno influenzato generazioni di professionisti, tra cui il fotografo giapponese Daido Moriyama.

L’approccio creativo e sovversivo di William Klein fonde grinta e bellezza. Egli usava grandangoli estremi e contrasti forti, spesso scattando con un’energia quasi punk. La sua fotografia è ironica, politica, graffiante. La città non è solo sfondo, ma soggetto attivo del suo linguaggio visivo. Nella sua street photography Klein ha combinato spontaneità e provocazione, con una narrazione che rasenta il caos.

9. Martin Parr
Al nono posto troviamo Martin Parr, fotografo britannico noto per la satira della società dei consumi. Il suo stile colorato e ironico ha aperto nuovi percorsi visivi. Egli utilizza il colore in modo satirico e spietato ed è noto per il suo approccio ironico e talvolta grottesco dato alla fotografia di strada, spesso focalizzandosi su situazioni sociali e comportamenti di massa. Il suo lavoro esplora le sfumature della vita quotidiana e delle abitudini culturali con un occhio critico e provocatorio.

Nonostante gli inizi come fotografo in bianco e nero, Parr nel 1984 inizia a lavorare a colori, suo punto di forza. Infatti, è l’uso di foto dai colori molto saturi che enfatizza il lato buffo e umoristico nei suoi progetti. Utilizzando obiettivi macro e flash diretto, Martin Parr ingrandisce dettagli grotteschi e simboli del kitsch contemporaneo. Il suo stile iperrealista sfida la bellezza convenzionale e mette in discussione l’estetica del quotidiano. Le sue immagini, a tratti comiche, rivelano una profonda analisi sociale.

Martin Parr è noto soprattutto per i suoi ritratti dei vacanzieri nella città balneare di New Brighton, che formano l’iconica serie “Last Resort”. L’opera di Parr si concentra costantemente sulla quotidianità, catturando le stranezze e le idiosincrasie della società in tonalità sorprendenti e sature. Questo effetto è ottenuto in parte attraverso il suo uso innovativo del flash diurno, che conferisce alle sue immagini una colorazione unica che lo distingue dai suoi contemporanei.

Da sempre i progetti fotografici di Parr criticano la società moderna, il consumismo, il cibo e il turismo. Sul tema del turismo globale Parr ha realizzato il progetto ironico: “Small World”, in costante aggiornamento. Il progetto è una sorta di diario in cui il fotografo britannico documenta, con il suo inconfondibile stile, il mercato del turismo di massa, gli usi e i costumi dei turisti quando viaggiano. Al momento ne sono state pubblicate 5 versioni, la prima nel 1995 e l’ultima nel 2024.

10. Alex Webb
Chiude la classifica dei più grandi maestri della street photography Alex Webb, noto per le sue composizioni complesse e i colori intensi. Alex Webb maestro del colore e della complessità narrativa, è noto per le immagini stratificate e per la capacità di raccontare storie multiple in un singolo scatto. Webb ha trasformato la street photography in un mosaico visivo stratificato.

Webb lavora principalmente con la Leica e pellicola Kodachrome, costruendo scene dense di significato su più livelli. Ogni elemento dell’immagine ha un ruolo: luci, ombre, architetture, persone. Il suo approccio è paziente, immersivo e attentamente orchestrato, come un puzzle visivo in attesa di essere scoperto.

Maestro della composizione, straordinario architetto di luci e di ombre, Alex Webb è uno dei migliori esponenti contemporanei della street photography, noto per le sue accattivanti immagini che catturano momenti fugaci della vita quotidiana in tutto il mondo. Le sue straordinarie composizioni, in particolare quelle catturate in America Latina e nei Caraibi, caratterizzate da dinamismo, dettagli intricati e tonalità vivide e soleggiate, evidenziano l’ occhio magistrale per la luce e il colore e la rara abilità artistica di catturare l’essenza di un luogo, di incapsulare l’essenza in una scena.

Il suo stile scrupoloso e geometrico, immediatamente riconoscibile, il suo utilizzo del colore e delle ombre nette e taglienti, hanno permesso ad Alex Webb di scrivere il suo nome nel gotha dei grandi fotografi mondiali di questo secolo, anche grazie ai molti servizi realizzati per National Geographic, da Cuba al Brasile, dal Messico a Istanbul.

IV – Street Photography : contributi nazionali e nuove generazioni
Accanto ai più importanti Maestri della street photography internazionale è importante ricordare altri fotografi che hanno contribuito in modo significativo alla diffusione della street photography documentando la realtà urbana di aree geografiche spesso meno rappresentate nel mondo fotografico occidentale. Tra i nomi storici e più influenti troviamo: Daido Moriyama (Giappone), celebre per le sue immagini crude e ad alto contrasto; Raghu Rai (India), che ha documentato l’India con intensità poetica; Fan Ho (Cina, Hong Kong), noto per la composizione drammatica delle sue immagini in bianco e nero; Abbas Attar (Iran/Francia), reporter Magnum con una sensibilità per l’aspetto culturale; e Miguel Rio Branco (Brasile), i cui colori saturi raccontano la realtà sociale con lirismo.





Accanto a loro si distinguono anche James Barnor (Ghana) che ha raccontato la vita africana nel passaggio alla modernità; Alexey Titarenko (Russia) noto per le sue lunghe esposizioni nei paesaggi urbani post-sovietici; Ernesto Bazan (Cuba/Italia) che ha fotografato con intimità la vita quotidiana cubana; Shomei Tomatsu (Giappone) che ha raccontato le conseguenze della guerra e la vita urbana del suo paese; e Graciela Iturbide (Messico) la cui fotografia esplora l’identità culturale e urbana messicana.





Infine, tra i fotografi contemporanei emergenti più interessanti della street photography vale la pena conoscere il lavoro di: Tatsuo Suzuki (Giappone), per le sue immagini dinamiche e ravvicinate; Vineet Vohra (India) che unisce estetica e narrazione visiva; Maciej Dakowicz (Polonia) i cui progetti esplorano il comportamento urbano; Melissa Breyer (USA) che combina poesia e strada in bianco e nero; e Gulnara Samoilova (Russia/USA) fondatrice di Women Street Photographers, che promuove la diversità e la voce femminile nella fotografia di strada.





Questi fotografi, provenienti da contesti culturali diversi, dimostrano come la street photography sia un linguaggio globale, capace di raccontare storie universali attraverso dettagli apparentemente effimeri. Ogni sguardo, ogni fotogramma rubato alla realtà quotidiana, contribuisce ad arricchire un patrimonio visivo che continua ad evolversi in tutto il mondo.
V – Street Photography : riflessioni sul presente e il futuro
Oggi la street photography vive una nuova era grazie alla fotografia mobile e ai social media. Instagram, in particolare, ha dato visibilità a centinaia di nuovi talenti e creato comunità globali di appassionati. Il rischio, tuttavia, è la banalizzazione del genere e la perdita della sua profondità narrativa. Per questo motivo, studiare l’opera dei grandi maestri resta fondamentale. Le loro fotografie non sono solo esteticamente affascinanti, ma anche profondamente rivelatrici delle dinamiche sociali e culturali. Sono lezioni visive sulla condizione umana.

La sfida per le nuove generazioni è raccogliere questo testimone e portarlo nel futuro. In un mondo sempre più veloce e superficiale, la street photography può ancora essere un atto di resistenza poetica e un invito a guardare con occhi nuovi ciò che ci circonda ogni giorno.
“Le meraviglie della vita quotidiana sono emozionanti; nessun regista può organizzare l’imprevisto che trovi per strada” (Robert Doisneau)

VI – La Street Photography : consigli e regole essenziali
Ecco, in breve, 10 consigli fondamentali per chi vuole intraprendere la strada della street photography:
1. Sii invisibile ma presente
Mescolati con l’ambiente, non attirare l’attenzione. Vestiti in modo neutro, muoviti con naturalezza e lascia che la scena si svolga senza la tua interferenza.
2. Impara a leggere la luce
La luce è tutto. Studia come cambia durante il giorno, come si riflette sulle superfici, come crea ombre e profondità. La luce naturale è il tuo miglior alleato.
3. Usa obiettivi a focale fissa
Una lente 35mm o 50mm è perfetta per la street: obbliga a muoverti e ti permette di restare vicino all’azione, favorendo composizioni naturali e coinvolgenti.
4. Allenati a prevedere il momento
La street photography è spesso questione di attimi. Impara a osservare i comportamenti delle persone e a intuire quando succederà qualcosa di interessante.
5. Non avere paura del rifiuto
Essere guardati male o ricevere un “no” capita. Mantieni rispetto e gentilezza, ma non lasciarti bloccare dalla paura del confronto.
6. Lavora in modo etico
Rispetta la dignità dei soggetti. Evita di fotografare persone in condizioni di vulnerabilità solo per “sensazionalismo”. Chiedi il permesso quando è opportuno.
7. Studia i grandi maestri
Osserva l’opera di Cartier-Bresson, Winogrand, Levitt e altri. Analizza le loro composizioni, l’uso della luce, il modo in cui raccontano una storia in un solo fotogramma.
8. Scatta tanto, seleziona meglio
La fotografia di strada è imprevedibile. Scatta molto, ma impara a essere spietato nella selezione: pubblica solo le immagini più forti e significative.
9. Racconta storie, non solo immagini belle
Una buona street photo non è solo ben composta: deve dire qualcosa, trasmettere un’emozione, rivelare un dettaglio sociale o umano.
10. Vai dove c’è vita
Mercati, strade affollate, stazioni, eventi pubblici: sono luoghi ricchi di interazione e umanità. Ma anche in un vicolo silenzioso puoi trovare una grande storia.
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